Vol. 8 n°1 - Leggere per crescere: sfide e opportunità per i servizi bibliotecari per ragazzi

Editoriale

Giovani, libri, biblioteche: il grande freddo

Gli ultimi anni – almeno dieci o quindici – hanno fatto registrare un allontanamento di giovani e adolescenti italiani dalla lettura e dalle biblioteche.

Un primo segnale è arrivato nel decennio passato, durante la crisi economica e dei consumi che ha colpito in modo generalizzato l’intero pianeta. Con riferimento particolare ai tassi di lettura nel nostro Paese, tra il 2011 e il 2016 la quota dei lettori di età compresa fra gli 11 e i 14 anni è diminuita di oltre quattordici punti percentuali e nella fascia d’età 15-17 è calata di dodici punti: prima di questo tracollo le percentuali dei lettori di almeno un libro all’anno nel tempo libero tra i giovani viaggiavano tra il 50 e il 60%, dato che ormai si allontana sempre di più. Pur inserendosi in un periodo di difficoltà generalizzate, il dato preoccupa perché nello stesso periodo l’indicatore della lettura di libri tra gli over 60 ha retto abbastanza bene o è addirittura cresciuta.

Un ulteriore campanello di allarme è stato lanciato qualche mese fa, quando l’Istat ha reso noto che i frequentatori delle biblioteche italiane, che nel 2019 corrispondevano al 15,3% della popolazione di 3 anni e più, sono scesi nel 2020 al 12,2% e si sono ulteriormente ridotti al 7,4% nel 2021. Anche in questo caso la percentuale diminuisce essenzialmente a causa della forte contrazione rilevata nell’utenza giovanile: nella fascia d’età 6-10 siamo passati dal 38,7% del 2019 all’11,8% del 2021; nella fascia 11-14 siamo passati dal 38,3% al 15,3%; nella fascia 15-19 si è passati dal 35,3% al 13,2%; nella fascia 20-24 si è passati dal 36% al 16,9%. Meno accentuato il calo nelle fasce d’età più elevate.

Ognuno di questi fenomeni ha una sua propria origine. Quello che è accaduto all’inizio del decennio passato, oltre alle responsabilità della crisi economica, può essere collegato all’arrivo della connessione in mobilità e degli smartphone, con la conseguente possibilità di essere perennemente connessi, che ha traghettato verso la rete e in particolare verso i social network gran parte del pubblico giovanile. Per il calo degli utenti dei servizi bibliotecari nel biennio 2020-2021 possiamo dare la colpa alla pandemia, alla chiusura prolungata delle scuole e dei vari presidi culturali, al timore dei contagi che ci ha indotto a un ripiegamento sulla dimensione domestica anche per quanto riguarda la fruizione culturale.

Ma c’è qualcosa che accomuna queste tendenze ed è proprio il fatto che esse riguardano in prevalenza giovani e adolescenti e che, al di là del dato contingente, sembrano descrivere un fenomeno più profondo e ampio: i dati del 2021 – anno in cui non ci è mai stato un vero e proprio lockdown – sono molto peggiori di quelli del 2020, quando eravamo tutti confinati in casa. Questo progressivo, e forse ineluttabile, raffreddamento della consuetudine che i giovani hanno sempre mostrato verso pratiche di partecipazione culturale fondate anche sulle relazioni ‘fisiche’ con i propri coetanei dovrebbe farci pensare. Il trasferimento delle nostre esistenze sulla rete, accentuato e accelerato dalla pandemia, è un fenomeno che va ben oltre il nostro piccolo mondo bibliotecario. Ma, guardando più da vicino gli effetti prodotti, è evidente che le attività di promozione rivolte ai giovani non hanno esercitato un appeal sufficiente e non sono riuscite a contrastare una spinta che viaggiava con mezzi molto più potenti di quelli che le biblioteche potevano mettere in campo. Dobbiamo prendere atto, non senza un po’ di amarezza, che sono cambiati i riferimenti informativi, formativi e culturali dei nostri ragazzi: la parola scritta, la lettura, i libri e i luoghi che si identificano con i libri stanno uscendo dal loro orizzonte di vita.

Se intendiamo uscire da questa nicchia in cui siamo stati ricacciati, occorre una riflessione profonda.

Per prima cosa, laicamente, dobbiamo osservare questo fenomeno non solo con gli occhi di noi adulti, per i quali l’accesso alla conoscenza è legato in modo imprescindibile a questi strumenti e cercare di comprendere se altri percorsi di sviluppo delle capacità critiche possono avere la stessa complessità che noi troviamo nel rapporto con i libri e nella lettura. E, se crediamo ancora nella funzione formativa di queste pratiche, dobbiamo chiederci se e come è possibile proporle oggi, a chi vive immerso in una realtà totalmente diversa da quella che era familiare alle generazioni precedenti.

Per questo motivo abbiamo deciso di occuparci di questa problematica, che avevamo già toccato tempo fa nel fascicolo 2 del 2015, dedicato a Le forme della lettura. Guardandoci intorno, provando ad approfondire le diverse questioni, ricercando buone pratiche da proporre all’attenzione di una platea più vasta, abbiamo individuato una quantità di materiali e contributi che travalicava le dimensioni di un fascicolo: da qui la decisione di programmare due numeri della rivista, il primo dedicato al rapporto che bambini, ragazzi e adolescenti hanno con la lettura e le biblioteche – dando ampio spazio anche alle esperienze che per originalità e qualità ci sembrava giusto segnalare – e un secondo fascicolo, da pubblicare a dicembre, centrato invece maggiormente sull’offerta editoriale e sul modo in cui essa viene proposta.