N.1 2022 - Leggere per crescere: sfide e opportunità per i servizi bibliotecari per ragazzi

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La biblioterapia in biblioteca: un cammino in costruzione

Federica Formiga

Dipartimento Culture e civiltà, Università degli studi di Verona federica.formiga@univr.it

Per tutti i siti web la data ultima di consultazione è il 28 marzo 2022.

Si ringrazia Marco Dalla Valle e Judit Béres per le preziose indicazioni bibliografiche e la disponibilità a un continuo confronto.

Abstract

La disciplina della biblioterapia è patrimonio comune da quando, negli Stati Uniti, nel 1949 Caroline Shrodes presentò la sua tesi di dottorato discutendo le tappe del processo biblioterapico passando da un assetto teorico all’applicazione di un vero e proprio metodo. Il primo lavoro incisivo sull’utilizzo della biblioterapia, però in ambito psichiatrico, risale agli anni Trenta del secolo scorso e a compiere questo importante passo applicativo fu il dottor William Menninger che non trascurò di parlare della collaborazione con la figura del bibliotecario a fianco a quella del medico. Menninger non fece altro che recuperare il termine ‘biblioterapia’, coniato per la prima volta nel 1916 da Samuel Crothers, senza però entrare nel merito di una spiegazione chiara e lucida sul significato della parola e sul ruolo del bibliotecario. Infatti, dal proprio punto di vista medicale, per Menninger non c’era molto da chiarire perché la seconda parte della parola, cioè ‘terapia’, rendeva tutto piuttosto semplice: con i libri si poteva fare appunto cura. In realtà non risolveva la domanda se altre figure, come ad esempio proprio i bibliotecari, potessero occuparsi o meno di biblioterapia. In questo saggio si proverà a dare una risposta positiva alla questione partendo dal presupposto che la biblioterapia ha trovato terreno di sviluppo proprio nelle biblioteche e in particolar modo in quelle ospedaliere. Da esse il cerchio si è allargato fino alle public library, sempre più coinvolte nel benessere delle persone, prima e principale finalità della biblioterapia. Serve però tanta formazione e preparazione e questo sarà uno degli importanti passi anche nel nostro Paese, sulla scia di altre esperienze europee e non solo.

English abstract

The discipline of bibliotherapy has been a common heritage since, in the United States, in 1949 Caroline Shrodes presented her doctoral thesis by discussing the stages of the bibliotherapy process, moving from a theoretical framework to the application of a real method. The first work about bibliotherapy,in the psychiatric field, dates back to the 1930s thanks to Dr. William Menninger who did talk about the collaboration between the librarian and the doctor. Menninger did nothing but recover the term ‘bibliotherapy’, coined for the first time in 1916 by Samuel Crothers, without giving a clear and lucid explanation of the meaning of the word and the role of the librarian. In fact, from his own medical point of view, for Menninger there was not much to clarify because the second part of the word ‘therapy’, made everything quite simple: with books you could cure. Actually, it did not answer the question whether other figures, such as librarians for example, could deal with library therapy or not. In this essay we try to give a positive answer to the question starting from the assumption that library therapy has found ground for development in libraries and especially in hospitals. From there the circle has expanded to the Public Library, increasingly involved in the well-being of people, the first and main purpose of bibliotherapy. However, a lot of training and preparation is needed, and this will be one important step in our country as well, in the wake of other European experiences and beyond.

DOI: 10.3302/2421-3810-202201-078-1