N.1 2020 - La produzione di contenuti in biblioteca

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La biblioteca come ambiente di produzione di risorse educative aperte

Luigi Catalani

Dipartimento di Scienze umane, Università degli studi della Basilicata, Biblioteca provinciale di Potenza, Wikimedia Italia; luigi.catalani@unibas.it

Per tutti i siti web l’ultima consultazione è stata effettuata il 12 maggio 2020.

Abstract

Il contributo fornisce un quadro delle attività portate avanti negli ultimi anni dal gruppo italiano di bibliotecari e wikipediani. Il contesto generale ha fatto registrare il consolidarsi dei rapporti tra le due comunità e il riconoscimento del valore dei progetti Wikimedia da parte delle associazioni professionali e delle riviste scientifiche in ambito biblioteconomico. Un tratto caratterizzante delle iniziative legate alla produzione di contenuti culturali liberi è l’orientamento alla formazione e alla definizione di percorsi capaci di sviluppare particolari abilità e competenze. Le biblioteche pubbliche, universitarie e scolastiche sono gli ambienti nei quali sempre più spesso si producono risorse educative aperte, nel duplice senso di risultati di un processo di apprendimento reale e di contenuti utili ai fini dello studio e della ricerca.

English abstract

The paper provides an overview of the activities carried out in recent years by the Italian group of librarians and wikipedians. The general context has seen the consolidation of relations between the two communities and the recognition of the value of Wikimedia projects by professional associations and scientific journals in the library and information science sector. A characteristic feature of the initiatives related to the production of free cultural content is the orientation towards training and the definition of paths capable of developing particular skills and competences. Public, university and school libraries are the places where “open educational resources”, in the twofold sense of results of a real learning process and of useful contents for study and research purposes, are increasingly produced.

A distanza di quasi due anni dalla pubblicazione del fascicolo monografico di «JLIS.it», che fotografò lo stato dell’arte relativo alla collaborazione tra i bibliotecari e la comunità wikipediana, può essere utile aggiornare il quadro della situazione sulla base di una particolare chiave di lettura, suggerita dall’orientamento prevalente nei progetti portati avanti negli ultimi tempi grazie all’attivismo dell’associazione Wikimedia Italia e delle istituzioni culturali e dei professionisti che hanno deciso di impegnarsi su questo terreno. La chiave di lettura è quella della produzione collaborativa di contenuti culturali liberi (ossia pubblicati con una licenza che ne permette il riutilizzo) in un contesto educativo ovvero con un forte orientamento alla formazione se non alla didattica. In altre parole, un tratto comune delle recenti iniziative portate avanti dal gruppo di bibliotecari e wikimediani, in collaborazione con docenti, utenti e studenti, è l’accento posto sul valore formativo, abilitante, generativo di queste attività, i cui prodotti si configurano come “risorse educative aperte” nel duplice senso di risultati di un processo di apprendimento reale e di contenuti utili ai fini dello studio e della ricerca. Risorse educative aperte, dunque, intese come l’insieme delle informazioni modulari, più o meno granulari, pubblicate sulle piattaforme Wikimedia (voci enciclopediche, manuali, opere in pubblico dominio, archivi fotografici, citazioni aperte ecc.); degli strumenti wiki che ne consentono la creazione, il miglioramento, l’organizzazione, la ricerca e la disseminazione; delle licenze d’uso che ne favoriscono il riuso a fini creativi e di ricerca, anche per scopi commerciali.

Il consolidamento della collaborazione tra bibliotecari e wikimediani

È circa un decennio che la comunità bibliotecaria italiana ha imparato a conoscere il mondo dei progetti Wikimedia, prendendone le misure, sondando possibili sinergie al di là delle naturali differenze, registrando le regole del gioco e “giocando” con sempre maggiore frequenza e convinzione, superando pregiudizi ed esitazioni. La natura stessa delle piattaforme prevede che l’attività più soddisfacente sia la produzione di contenuti: il gioco è più coinvolgente e formativo se alla libera consultazione e fruizione dei contenuti già presenti si affianca la creazione condivisa di nuovo sapere libero. Il circuito educativo virtuoso è attivato dal libero accesso agli archivi digitali e si intensifica nel momento in cui si passa all’azione per arricchirli dal punto di vista quantitativo e qualitativo: le licenze libere sono quindi la precondizione e, nello stesso tempo, l’esito di un processo di costruzione e organizzazione della conoscenza che non può che suscitare l’interesse della comunità bibliotecaria.

Non è più solo una questione di visibilità, anche se questo resta un aspetto non trascurabile. La possibilità, gratuita e a portata di mano, di “mettere in vetrina” la parte più significativa del proprio patrimonio (fondi storici, giornali d’epoca, fonti di interesse locale, archivi fotografici ecc.) è stata segnalata da tempo e resta un’opportunità importante, che le biblioteche potrebbero sfruttare di più e meglio per promuovere le proprie collezioni anche al di fuori dei canali di comunicazione istituzionali.

Le strade indicate dai membri del pionieristico gruppo di lavoro nato nel 2012, sul fronte delle possibili sinergie tra le biblioteche e l’enciclopedia libera, sono state percorse da un numero crescente di istituzioni bibliotecarie, come testimoniano i progetti raccolti nelle pagine web del Progetto Biblioteche (nato anch’esso nel 2012 come area di coordinamento, collegata al progetto internazionale Wikipedia loves libraries), le attività di formazione, le iniziative organizzate sul territorio nazionale, la lista di discussione per bibliotecari e wikimediani e la produzione di articoli e saggi sull’argomento. Il tutto rientra nell’ambito del più vasto progetto GLAM (Galleries, libraries, archives and museums) che coinvolge anche altre tipologie di istituzioni culturali.

Da qualche anno i bibliotecari hanno a disposizione un agile manuale che li guida alla scoperta delle potenzialità di questo mondo per la nostra professione. Nel tempo il gruppo italiano di bibliotecari e wikimediani è cresciuto e ha raccolto molti degli stimoli provenienti dal movimento internazionale: campagne, progetti, documenti sono stati recepiti, discussi, rilanciati, alimentando la conversazione e l’attenzione su questi temi. Il riferimento è in particolare a The Wikipedia Library – progetto nato allo scopo di facilitare la ricerca di testi e fonti informative a chi desidera scrivere voci nell’enciclopedia libera, e al quale è dedicato un articolo in questo stesso fascicolo –, alla campagna “#1Lib1Ref” e agli IFLA Wikipedia opportunities papers presentati in occasione della World Library and Information Conference del 2016.

Il più importante momento di confronto tra le due comunità è il convegno “Sfide e alleanze tra biblioteche e Wikipedia”, ospitato dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze fin dalla sua prima edizione (2014). Nell’ultimo incontro, che risale al 7 dicembre 2018, sono state delineate nuove linee di collaborazione che coinvolgono non solo i soggetti che promuovono questa iniziativa (BNCF, Wikimedia Italia, Associazione italiana biblioteche), ma anche un numero crescente di atenei (le Università di Bologna, Firenze, Napoli, Salerno e Torino) e naturalmente archivi e biblioteche. In quell’occasione fu presentato il fascicolo della rivista «JLIS.it» dedicato interamente ai progetti Wikimedia, uscito a poca distanza dal volume edito dall’American Library Association, a dimostrazione della maturità raggiunta da queste esperienze e dell’ingresso definitivo dei progetti Wikimedia nel dibattito animato dai professionisti della biblioteconomia e della scienza dell’informazione, a livello nazionale e internazionale. L’importante riconoscimento da parte della comunità scientifica ha valorizzato ulteriormente un settore in grande fermento, nel quale bibliotecari (e archivisti), senza cessare di essere custodi della memoria collettiva, esplorano e sperimentano strade diverse per estendere la platea della propria utenza, per collegare dati e risorse, per favorire l’accesso al patrimonio culturale, trovando nei progetti Wikimedia un valido alleato; si pensi, solo per fare un esempio, alla catalogazione bibliografica secondo il Wikibase data model.

Nel panorama generale sono riconoscibili almeno tre livelli educativi: un livello di principi, un livello di processi e un livello di prodotti (le risorse educative aperte propriamente dette). Il primo livello è relativo all’educazione ai beni comuni, il secondo attiene alla pratica dei progetti che prevedono spesso una stretta collaborazione tra bibliotecari e agenzie formative, il terzo riguarda la varietà di risorse create e il loro utilizzo in un contesto educativo formale o informale.

L’educazione ai beni comuni digitali

Le biblioteche sono un anello fondamentale nella “filiera dell’open” e nella produzione di beni comuni digitali, descritta con precisione da Andrea Zanni. Una ridefinizione della missione culturale delle istituzioni culturali passa attraverso il sostegno ai common digitali non solo in termini di “donazione” di contenuti, ma di contributo al processo abilitante che alimenta gli archivi aperti grazie all’impegno della comunità. Una biblioteca che preveda di partecipare allo sviluppo di ambienti di costruzione collettiva del sapere come Internet Archive, Stack Overflow e le piattaforme Wikimedia, potrà progettare percorsi formativi basati sull’utilizzo delle licenze libere e sulla produzione di contenuti aperti.

Da custode della conoscenza, la biblioteca può innescare un processo virtuoso di apertura e pubblicazione di contenuti culturali in ambienti digitali che ne garantiscono la persistenza, la visibilità e la connessione con milioni di altre risorse. Non più una teca intesa come contenitore di un sapere cristallizzato e sterile, ma un “vivaio” nel quale da ogni documento, se trattato con le tecniche tipiche di un sapere ibrido, può germogliare non solo la sua edizione digitale (come accade su Wikisource) ma un reticolo di dati, contenuti iconografici e citazioni che è esso stesso nuova conoscenza.

Grazie alla flessibilità e modularità della filiera dell’open, biblioteche, musei e archivi possono portare sulle piattaforme aperte quantità e tipologie di contenuti culturali diverse, in base alle risorse (di tempo, di personale, di denaro) a disposizione e alle possibilità concesse dalle licenze d’uso. Un archivio fotografico, un manoscritto, una collezione di opere d’arte, un piccolo fondo bibliografico, un epistolario: sono soltanto alcuni esempi di risorse che possono trovare spazio in un repository aperto, arricchendone il patrimonio informativo, e guadagnandone in termini di visibilità e di messa in relazione con altre risorse.

L’obiettivo finale di un processo che possa dirsi realmente abilitante per la nostra categoria professionale e per la collettività è quello per cui le istituzioni culturali non si limitano a fornire la “materia prima” ma lavorano per rendere il proprio pubblico un consumatore consapevole di dati e informazioni e un co-produttore di contenuti. L’utente dei nostri servizi non andrebbe inteso come il destinatario finale di una serie di “esoteriche” operazioni di selezione, trattamento e pubblicazione delle informazioni – operazioni che gli restano estranee e misteriose – né solo come un alleato e supporter, ma come un elemento necessario nell’opera di costruzione di un patrimonio comune. La comunità di riferimento che accetta l’invito della biblioteca ad accrescere i common digitali attraverso la donazione di risorse documentarie originali (archivi fotografici, diari, epistolari) o la messa a disposizione delle proprie specifiche competenze, arricchisce in primo luogo se stessa, in termini di conoscenza e consapevolezza della propria storia. Ogni set di dati e di risorse pubblicato con una licenza libera arricchisce poi l’archivio comune nel quale è fatto confluire, e quanto più è strutturata e complessa l’informazione inserita tanto più efficace è la risposta ai bisogni informativi presenti e futuri. Accettando la sfida dell’openness, le biblioteche non solo alimentano gli archivi di common digitali, ma partecipano attivamente ai processi di cultura partecipata che generano conoscenza, senso di comunità, valori di cittadinanza, logiche di condivisione, buone pratiche cooperative, attitudine all’innovazione.

Produrre contenuti liberi per ricostruire la memoria collettiva

Tutti i progetti che coinvolgono bibliotecari e wikipediani sono estrinsecazioni di un processo standard che prevede – in fasi, tempi e modi variabili e con l’eventuale supporto di soggetti diversi – la condivisione di un principio, il trasferimento di abilità, lo sviluppo di competenze in vista della produzione di nuova conoscenza. L’esperienza della Biblioteca comunale di Trento è per molti versi esemplare: dal 2015 collabora con Wikimedia Italia per trasferire una parte significativa delle proprie risorse sui progetti Wikimedia. I progetti coordinati da Eusebia Parrotto e portati avanti grazie all’impegno dei giovani volontari che l’istituzione ha ospitato grazie al Servizio civile finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, testimoniano il valore della cooperazione e la possibilità di impiegare i volontari in un’attività formativa a servizio di una comunità molto più ampia del pubblico di una biblioteca. Il trasferimento di competenze tanto biblioteconomiche quanto wikimediane è stato il presupposto essenziale per il caricamento su Wikisource e Wikimedia Commons di centinaia di contenuti culturali (mappe e testi antichi) accuratamente selezionati, per la creazione e l’arricchimento di voci biografiche su Wikipedia e per l’aggiunta di elementi su Wikidata. Al successo dell’attività hanno contribuito anche le diverse comunità dei progetti Wikimedia, con riflessi e ricadute imprevedibili in termini di riuso creativo e vantaggi per tutti: la biblioteca guadagna in termini di visibilità, le piattaforme vedono crescere la qualità dei contenuti, le persone coinvolte a vari livelli sono protagoniste di un percorso di apprendimento reale.

La promozione di un modello pubblico e aperto di conoscenza, intesa come bene comune e accessibile a tutti, passa anche attraverso il pubblico dominio, uno straordinario – e spesso sottovalutato – fattore di crescita culturale, etica ed economica per l’intera società. La biblioteca è non soltanto un luogo privilegiato di accesso democratico al sapere, ma anche un laboratorio ideale per promuovere e sperimentare le potenzialità del pubblico dominio. Lo ha testimoniato bene un anno fa la Biblioteca civica centrale di Torino, che ha ospitato una maratona di scrittura su Wikipedia dedicata alla stesura di voci biografiche riguardanti scrittrici, scienziate e donne enciclopediche le cui opere sono entrate nel pubblico dominio. L’evento, promosso dal Progetto bibliotecario urbano sul pubblico dominio in collaborazione con Wikimedia Italia e con lo user group WikiDonne, si è svolto in concomitanza con “Torino che legge” 2019, nel quadro di un più ampio percorso di valorizzazione e promozione del pubblico dominio che vede il coinvolgimento dell’Università di Torino, del Politecnico di Torino, della Fondazione Teatro nuovo e della rete di Biblioteche civiche torinesi: una sinergia virtuosa che ha dato vita nel 2016 al primo “Festival italiano dedicato al pubblico dominio e alla cultura open”. Riprendendo le parole di Oriana Bozzarelli, bibliotecaria e wikimediana, «la biblioteca, il museo, il centro culturale – anche con il contributo dei progetti Wikimedia – possono diventare incubatori proattivi del sapere condiviso, generatori di benessere sociale, laboratori in cui si riconoscono, si mappano, si liberano e si ri-usano i contenuti in pubblico dominio e si può creare nuova conoscenza».

L’impegno a favore della libera circolazione di idee contribuisce a mantenere vivo il ricordo delle fasi della storia caratterizzate dalla censura del sapere, come ha testimoniato l’evento “Bruciare l’immaginazione”, che si è svolto il 10 maggio 2019 (giorno dell’anniversario del rogo di Opernplatz) presso la Biblioteca di Filosofia dell’Università degli studi di Milano: una maratona di editing su Wikipedia e Wikisource, arricchita da letture e riflessioni a partire dai “roghi di libri” organizzati nella Germania nazista. L’iniziativa è stata promossa dalle Biblioteche di Filosofia e Storia dell’Università degli studi di Milano, in collaborazione con Wikimedia Italia, Associazione italiana biblioteche, Associazione italiana public history e il Comune di Milano, nell’ambito del suo progetto “LeggiAmo insieme”. Dopo aver ricevuto una formazione di base sui progetti Wikimedia, i partecipanti hanno arricchito le voci di Wikipedia dedicate agli scrittori e ai libri che furono oggetto del rogo e riletto le pagine di alcune delle opere su Wikisource, trascrivendo i testi dagli originali già digitalizzati dalle biblioteche dell’ateneo milanese.

La disponibilità delle fonti conservate nelle biblioteche e negli archivi permette la produzione di risorse educative aperte basate sulla ricostruzione della memoria collettiva, come nel caso del progetto Erbstücke (“tracce di memoria”), lanciato dalla rete europea dei Goethe-Institut e da Wikimedia Deutschland in occasione dell’Anno europeo del patrimonio culturale con l’obiettivo di celebrare le “storie europee” sull’enciclopedia libera con un ciclo di maratone di scrittura su Wikipedia. Storie di invenzioni rivoluzionarie, ma anche di luoghi pubblici e oggetti comuni che fanno parte del nostro patrimonio civile e sono espressione della comunità dei cittadini europei. Come il parco gioco, un luogo pubblico di svago presente in tutti i paesi europei, spesso progettato con cura per favorire la socialità e l’integrazione, oggetto di un’editathon organizzata dalla Biblioteca del Goethe-Institut di Milano insieme a Wikimedia Italia.

Le relazioni generano conoscenza: dati, grafi, citazioni aperte

A dispetto della loro estrema granularità, gli open data (e le basi di dati strutturati che alimentano) possono considerarsi a tutti gli effetti risorse educative aperte. Non solo: il processo stesso di creazione dei dati aperti ha un indiscutibile valore educativo in termini di sviluppo delle competenze di cittadinanza digitale. Come dimostra una recente esperienza condotta presso la Biblioteca del Dipartimento di Lingue e letterature straniere e culture moderne e di altre biblioteche dell’Università di Torino, gli open data possono essere utilizzati per organizzare percorsi di scoperta del patrimonio letterario, attraverso piattaforme digitali aperte, come Wikidata, la base di dati libera che permette di operare sul terreno del web semantico e dei linked open data. Il progetto di ricerca Open literature, promosso dal Dipartimento di Lingue e letterature straniere e culture moderne, in collaborazione con la Sezione Servizi bibliografici digitali dell’Università di Torino, ha preso le mosse da un’analisi critica di materiali testuali conservati presso le biblioteche dell’ateneo torinese e di immagini digitali disponibili in pubblico dominio concernenti la cultura torinese tra le due guerre. All’analisi è seguita l’elaborazione di un modello concettuale, strutturato secondo i principi dei LOD, per la descrizione dei materiali e la pubblicazione di dati su Wikidata, in modo da poterli collegare con dati provenienti da altre fonti.

Grazie a progetti del genere, si raggiungono diversi obiettivi significativi: la valorizzazione della documentazione conservata nelle biblioteche, la fruibilità di questo materiale da parte degli utenti del web, la predisposizione delle condizioni ideali per il riutilizzo di tali risorse per finalità di ricerca scientifica da parte della comunità accademica. L’inserimento in Wikidata di nuove informazioni strutturate favorisce un’esplorazione attiva dei dati, orientata da un interesse specifico: la ricerca può essere condotta manualmente oppure attraverso l’utilizzo di query capaci di esaltare le relazioni, spesso impreviste, tra i dati stessi. La scoperta delle connessioni tra le informazioni è essa stessa conoscenza e, allo stesso tempo, preambolo di nuove ricerche sulla base dell’inventio. Quella che gli antichi chiamavano ars inveniendi, ovvero la capacità di trovare i concetti elementari sui cui costruire il ragionamento e l’argomentazione, rimanda infatti a una concezione “estrattiva” del sapere che descrive bene la modalità di fruizione di una base di dati e il suo potere generativo.

L’attività di caricamento delle informazioni sulle piattaforme del sapere libero può svolgersi all’interno di un percorso formativo sulla produzione e sul trattamento dei dati aperti organizzato dalla biblioteca, che può presentarsi come piattaforma abilitante per lo sviluppo di competenze tipiche delle nuove professioni, sempre più richieste dal mercato del lavoro. Integrando questo tipo di progetti nel processo interno di produzione di informazioni, le biblioteche si sintonizzano con la sfida dell’innovazione, partecipano alle attività della comunità, che prevedono la rappresentazione semplificata della complessità delle relazioni che collegano i dati, l’attivazione di processi di caricamento automatico mediante gli strumenti sviluppati dai volontari di Wikidata (Mix n’match, Petscan, Open refine, Quickstatements) per l’integrazione della base di dati con informazioni provenienti da altri archivi, l’utilizzo di uno specifico linguaggio macchina per l’elaborazione delle query (Sparql). La possibilità di esplorare il database attraverso diverse combinazioni di ricerca apre la strada a prospettive inedite nel reperimento delle informazioni, nell’approfondimento dei dati alla luce di fonti apparentemente “estranee” tra loro, nella produzione di nuove ipotesi di ricerca indotte dalla scoperta di connessioni semantiche originali.

Un altro ambito di applicazione degli strumenti delle digital humanities alle piattaforme Wikimedia è quello delle citazioni bibliografiche, che svolgono un ruolo di cruciale importanza nel processo di verifica della qualità dei contenuti di Wikipedia. Tutti i corsi di information literacy in ambito universitario prevedono un modulo sulla redazione delle citazioni, ossia dei collegamenti espliciti tra due o più opere mediante riferimenti bibliografici intertestuali, in nota o in bibliografia. Un percorso aggiornato di educazione all’informazione non dovrebbe limitarsi al riconoscimento di questi nessi concettuali, ma dovrebbe prevedere un focus sulla natura dei metadati che permettono di descrivere queste citazioni. Dati che dovrebbero essere accessibili by default in realtà non lo sono, per cui è nato il movimento per le citazioni aperte, supportato dall’Initiative for Open Citations (I4OC), il cui scopo è rendere aperto a tutti l’immenso grafo della conoscenza scientifica attraverso il rilascio in licenza libera delle rappresentazioni strutturate dei collegamenti tra i diversi paper.

Anche in questo caso, i bibliotecari possono contribuire con le proprie competenze professionali all’individuazione di una tecnica standard di catalogazione delle fonti su Wikidata. Il sostegno alla libera circolazione della conoscenza e all’accesso aperto alle informazioni passa, dunque, anche attraverso una migliore annotazione delle citazioni, oltreché da una trasformazione delle logiche di pubblicazione e valutazione scientifica. Questi argomenti vengono discussi nell’ambito del progetto WikiCite, l’iniziativa che ha l’obiettivo di stimolare il rilascio in open access di tutti i materiali accademici che possono essere utilizzati sui wiki come riferimenti bibliografici. Nell’ultimo incontro, svoltosi a Berkeley nel 2018, sono state poste le basi per uno scenario che prevede nel medio e lungo termine la produzione di un database di tutte le fonti citate nei progetti Wikimedia, la creazione di raccolte tematiche di pubblicazioni bibliografiche, infine il disegno ambizioso di un unico hub bibliografico universale, utilizzabile tanto dai progetti Wikimedia quanto dai servizi bibliotecari mondiali. L’apertura dei risultati della ricerca non è solo un’opera meritoria di divulgazione scientifica, ma anche la condizione per il rilascio dei dati citazionali con licenza aperta su infrastrutture come Crossref, Wikidata e OpenCitations.

Nuove alleanze e strategie formative

Il valore educativo insito nei progetti Wikimedia, intesi nel duplice senso di piattaforme in cui vengono archiviati le risorse e di azioni condotte da bibliotecari e wikimediani, si manifesta pienamente in una serie di iniziative formative che coinvolgono sempre più spesso le biblioteche e la nostra comunità professionale e che favoriscono nuove occasioni di confronto con il mondo delle istituzioni scolastiche e universitarie.

Va segnalata innanzitutto la prima edizione della summer school “I progetti Wikimedia per le istituzioni culturali” che si è svolta dal 9 al 13 settembre 2019. I partecipanti al corso, ideato da Wikimedia Italia e realizzato a BASE Milano nel quadro della Scuola del fare creativo, con il supporto dell’Associazione italiana biblioteche e di altri partner, hanno imparato a conoscere da un punto di vista teorico e pratico gli strumenti disponibili per la promozione delle collezioni e la creazione di nuovi contenuti liberi. I formatori wikimediani, molti dei quali bibliotecari professionisti, hanno condiviso non solo le regole di base di contribuzione alle piattaforme Wikimedia ma anche una strategia culturale più ampia di applicazione dei progetti Wikimedia al patrimonio conservato nelle biblioteche, negli archivi e nei musei. Un interno modulo formativo è stato dedicato all’importazione, catalogazione e libera condivisione di archivi e informazioni bibliografiche. Simili attività formative sono percorsi di educazione alla complessità dell’ecosistema informativo contemporaneo, nel quale il professionista e l’aspirante tale devono sapersi orientare per poter soddisfare le molteplici richieste dell’utenza, estendere la platea delle collezioni e stimolare l’inaugurazione di nuovi percorsi di ricerca da parte degli studiosi del settore.

Grazie alla propria trasversalità, i progetti Wikimedia stanno conquistando uno spazio all’interno di percorsi formativi che si collocano nella zona di confine tra la biblioteconomia, le scienze pedagogiche e la cultura digitale, un territorio interdisciplinare molto stimolante. A marzo è partita la prima edizione del Master di II livello in Digital humanities promosso dall’Università degli studi di Milano e coordinato dal prof. Fabio Venuda. I partecipanti riceveranno 16 ore di formazione da parte di esperti di Wikimedia Italia e avranno la possibilità di accedere a un percorso di tirocinio focalizzato sul progetto Wiki loves monuments (il più grande concorso fotografico del mondo) che si svolgerà presso la sede di Wikimedia Italia.

Nel 2019 Wikimedia Italia è entrata a far parte per la prima volta del programma della summer school “Linked data per i beni culturali”, un’attività di formazione specialistica organizzata dall’Università di Bologna presso la sua sede di Ravenna, diretta dalla prof.ssa Fiammetta Sabba e rivolta a quanti desiderano approfondire le ragioni e le tecniche dell’utilizzo dei dati aperti nel settore culturale. In quell’occasione Alessandra Boccone e Remo Rivelli, wikimediani e bibliotecari presso l’Università degli studi di Salerno, hanno presentato i risultati del loro lavoro di inserimento su Wikidata dei metadati bibliografici di tutti gli articoli della rivista scientifica «Bibliothecae.it». Un’operazione del genere è in grado di produrre benefici da diversi punti di vista: della valutazione dell’impatto degli articoli pubblicati, della messa in evidenza delle relazioni esistenti tra le varie risorse, della disponibilità di riferimenti bibliografici di qualità, del raggiungimento degli obiettivi di terza missione da parte delle università.

Già da alcuni anni i soci di Wikimedia Italia partecipano attivamente al Convegno Stelline, la principale occasione di aggiornamento professionale per la comunità bibliotecaria italiana. Anche nel programma della venticinquesima edizione, svoltasi a Milano dal 14 al 15 marzo 2019 e dedicata al tema “La biblioteca che cresce: contenuti e servizi tra frammentazione e integrazione”, sono stati previsti momenti di riflessione sulle forme di collaborazione tra i due mondi, con l’intervento di Claudio Forziati con Tiziana Possemato sulla cooperazione tra i progetti Share e Wikidata, e un’intera sessione intitolata “Biblioteche e Wikipedia: il GLAM come volano della crescita”, a cura della Fondazione BEIC, con le relazioni dei wikimediani Marco Chemello e Luca Martinelli e delle bibliotecarie Valeria De Francesca, Federica Viazzi e Lisa Longhi di Fondazione BEIC. Anche la prossima edizione del Convegno, prevista inizialmente dall’12 al 13 marzo 2020 e poi rimandata per i noti motivi ai giorni 15 e 16 settembre, prevede interventi da parte di un nutrito gruppo di bibliotecari wikimediani.

Un discorso a parte va fatto per la figura del Wikipediano in residenza, una figura cui hanno fatto ricorso negli ultimi anni diverse istituzioni bibliotecarie, ma anche archivistiche e museali, per sviluppare competenze al proprio interno e creare le condizioni per la produzione in autonomia di contenuti culturali aperti. Tra queste citiamo l’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, l’Istituto centrale per gli archivi, l’Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi, il Museo Galileo, il Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci (Milano), il Museo delle scienze di Trento (MUSE), la Biblioteca comunale di Trento, la Biblioteca europea di informazione e cultura di Milano, il Museo d’Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, l’Archivio storico Ricordi, i Musei civici di Modena. 

I progetti Wikimedia come ponte tra le biblioteche e le scuole

La metodologia wiki è un ottimo strumento per promuovere lo sviluppo delle competenze informative degli studenti e, al contempo, valorizzare il patrimonio culturale. Lo dimostrano tante esperienze realizzate grazie alla collaborazione tra le biblioteche e le scuole italiane. Segnaliamo, per esempio, la lunga collaborazione della Biblioteca della Fondazione Edmund Mach con la comunità Wikimedia, che ha permesso di realizzare diversi progetti sviluppati con i docenti, gli studenti e le studentesse dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige; il progetto Marche Loves Wiki, che realizza interventi di sostegno all’educazione alla lettura grazie alla cooperazione tra biblioteche scolastiche e biblioteche pubbliche e l’utilizzo delle piattaforme Wikimedia; le esperienze condotte da due istituti scolastici di Schio, che hanno ospitato percorsi di formazione per gli studenti mirati a valorizzare il territorio e le personalità scledensi di spicco attraverso i progetti Wikimedia, sulla base delle fonti messe a disposizione dalla Biblioteca civica di Schio; i percorsi di alternanza scuola-lavoro attivati dalla Biblioteca provinciale di Potenza, che hanno visto impegnati gli studenti di quattro scuole lucane nella produzione di voci enciclopediche sulla base delle fonti reperite nella sezione di storia locale.

I progetti Wikimedia sono stati al centro della discussione della prima edizione della winter school dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che si è svolta dal 17 al 18 gennaio 2020. Nella due giorni di alta formazione, intitolata “Integrare conoscenza e informazione: in viaggio verso la scuola digitale” e indirizzata ai docenti delle scuole secondarie di I e II grado, ai futuri insegnanti (laureati e laureandi) e agli operatori di biblioteche scolastiche o di pubblica lettura, un modulo di 4 ore (su 14 ore complessive di formazione) è stato dedicato ai progetti Wikimedia con un laboratorio sul tema “I progetti Wikimedia per le biblioteche scolastiche innovative: information literacy e coproduzione di sapere libero”. Wikimedia Italia ha partecipato inoltre alla realizzazione della prima edizione del convegno Stelline Scuola, realizzato da Editrice Bibliografica e Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Università degli studi di Milano e Associazione italiana biblioteche e con il contributo di MediaLibraryOnLine. Il convegno, intitolato “Strategie digitali per le scuole”, si è svolto il 14 marzo 2019 e ha registrato la partecipazione di tanti docenti, bibliotecari e operatori delle biblioteche scolastiche, che hanno scoperto le potenzialità dei progetti Wikimedia nell’ambito della formazione e dell’educazione. Wikimedia Italia sarà partner anche della seconda edizione del Convegno Stelline Scuola, prevista l’11 marzo 2020 e rinviata a data da destinarsi.

È proprio la biblioteca scolastica l’ambiente ideale per la progettazione e la realizzazione di percorsi di educazione al sapere libero. L’azione 24 del Piano nazionale scuola digitale, varato nel 2015, intitolata “Biblioteche scolastiche come ambienti di alfabetizzazione all’uso delle risorse informative digitali”, ha contribuito a ridefinirne il ruolo, gli strumenti e gli obiettivi. La biblioteca scolastica innovativa è un ambiente nel quale convivono documenti analogici e risorse digitali, un “terzo spazio” formativo dove poter organizzare laboratori di information literacy e coltivare la capacità di produrre risorse collaborative aperte per l’apprendimento e la documentazione