Vol. 9 n°2 - Biblioteconomia critica e responsabilità delle biblioteche

Editoriale

Critical librarianship e responsabilità delle biblioteche

I documenti emanati dagli organismi nazionali e internazionali in cui sono enunciati i concetti fondamentali cui le biblioteche ispirano la loro azione, così come i testi normativi che ne regolano il funzionamento o i manuali di Biblioteconomia che intendono guidare il lavoro dei bibliotecari contengono molte affermazioni riguardanti le idealità e i principi etici e deontologici che sono (o dovrebbero essere) alla base dell’agire quotidiano delle biblioteche e dei professionisti che vi lavorano: si parla di autonomia e indipendenza, di senso critico e quindi di assenza di pregiudizi, di garanzia dell’accessibilità per tutti gli utenti senza distinzioni, di accettazione delle differenze, di imparzialità e neutralità, di rifiuto di qualsiasi forma di censura o condizionamento, di lotta alle discriminazioni, del rispetto di questi principi come fondamento della dignità professionale dei bibliotecari, e così via. Ovviamente, ci sono sfumature e a volte differenze profonde che fanno assumente un significato diverso a questi concetti, ma se per un momento proviamo a prenderli nel loro insieme, a costo di essere accusati di superficialità credo che nessuno potrebbe mettere in discussione che questi siano in buona sostanza i fari che illuminano il percorso degli istituti bibliotecari.

Ma le biblioteche sono organismi storicamente determinati e, in quanto tali, incardinati in un sistema sociale, di cui sono espressione e col quale interagiscono. Insomma, tra il dire e il fare c’è di mezzo la realtà. Una realtà spesso lontana dalle auliche affermazioni contenute negli articoli iniziali delle dichiarazioni e delle norme cui facevamo riferimento in apertura. Un contesto che non di rado è fatto di ingiustizie e rispetto al quale le biblioteche dovrebbero esercitare una funzione di riequilibrio, che potremmo definire “oggettivamente” progressista, al di là delle etichettature politiche, favorendo l’inclusione e il benessere effettivo di tutti i cittadini.

Da qui la necessità di ricordare sempre l’importanza per le biblioteche di tenersi fuori dal “pensiero dominante” e per i bibliotecari di non accettare nessun tipo di pressioni, specie quando queste sono esercitate in modo soft e paiono corrispondere al buon senso comune e, quindi, anche alle aspettative del pubblico che le biblioteche sono chiamate a servire. Si fa presto ad appiattirsi sul conformismo e ad alimentarlo, anche senza volere.

Già nel 2019 avevamo dedicato un fascicolo della rivista al tema della libertà intellettuale e al diritto ad un accesso libero alla conoscenza nell’era della rete. Ci è parso opportuno tornare ora su questioni simili, ma approfondendo esplicitamente un filone delle nostre discipline che in Italia non ha avuto finora un’autonoma visibilità e che negli Stati Uniti è invece da tempo molto presente nel dibattito professionale: la critical librarianship. Per questo motivo, accanto ai contributi di autori italiani particolarmente sensibili al tema, ospitiamo anche un articolo di Emily Drabinski, attuale presidente dell’American Library Association.

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Questo fascicolo viene stampato pochi mesi dopo la scomparsa di Alberto Petrucciani, che ci ha lasciato il 10 settembre scorso e che faceva parte del Comitato scientifico della rivista fin dalla sua fondazione.

La sua figura di ricercatore e di docente e il contributo che ha dato all’avanzamento degli studi biblioteconomici sono stati ricordati con rimpianto in varie sedi, anche su “Biblioteche oggi”, ma ci sembra doveroso rivolgergli un pensiero anche in questa occasione.

I temi dell’etica professionale sono sempre stati al centro della sua riflessione e ci piace qui ricordare le parole con cui Petrucciani nel 2004 concludeva la sua postfazione all’edizione italiana di un volume di Michael Gorman: «credo che i bibliotecari abbiano molto da dire, e da dare, in futuro, se sapranno svolgere un ruolo attivo basato sui loro valori e le loro capacità, che hanno al centro la lettura, l’apprendimento critico e la ricerca, piuttosto che un ruolo passivo di ripetitori di mode di passaggio».1

Anche per ricordare questo suo ammonimento, dedichiamo a lui le pagine sulla biblioteconomia critica di questo numero di “Biblioteche oggi Trends”.

Giovanni Solimine

Alberto Petrucciani, Postfazione, in Michael Gorman, La biblioteca come valore. Tecnologia, tradizione e innovazione nell’evoluzione di un servizio, Udine, Forum, 2004, p. 203-208: 208.