Vol. 9 n°1 - L'intelligenza artificiale per le biblioteche

Editoriale

L'intelligenza artificiale 'per' le biblioteche

Da qualche mese le applicazioni nel campo dell’intelligenza artificiale hanno catalizzato l’attenzione del pubblico, sia di quello più generico e dei curiosi, sia di quanti operano nei diversi campi in cui si prevede che queste tecnologie potranno essere utilizzate, dando così un’ulteriore accelerazione alla transizione che già si sta verificando per effetto delle implementazioni del digitale.
Come spesso accade, le reazioni sono di vario tipo: da quelle di chi con entusiasmo non vede l’ora di percorrere fino in fondo queste nuove strade, a quelle di chi è invece fortemente preoccupato per la pervasività di queste innovazioni, ma anche per l’impatto che tutto ciò potrà avere sul mercato del lavoro. Ovviamente, fra i due poli estremi esistono poi una miriade di posizioni intermedie, spesso determinate anche dal diverso grado di conoscenza della questione, per cui si oscilla tra l’attesa di scenari da fantascienza e timori a volte ingiustificati.
Anche la comunità che ruota attorno alle biblioteche e alle discipline a esse correlate non fa eccezione e segue con evidente interesse ciò che sta accadendo. Il mensile Biblioteche oggi si è già occupato del tema recentemente e abbiamo deciso di tornare sull’argomento, dedicandogli il focus di approfondimento di questo fascicolo. Tra le raccomandazioni contenute nello Statement dell’IFLA sul rapporto fra biblioteche e intelligenze artificiali, pubblicato nel 2020, e la fine del 2022, quando l’azienda statunitense OpenAI ha deciso di rendere disponibile per la sperimentazione da parte del pubblico generalista il chatbot conversazionale ChatGPT, sembra essere passato tantissimo tempo.
Viene spontaneo collegare queste tecnologie alle biblioteche digitali, ma la loro portata è ben più ampia. Le applicazioni dei sistemi di apprendimento automatico in ambito biblioteconomico possono riguardare vari aspetti della progettazione dei servizi bibliotecari e della mediazione informativa, come la gestione automatica o semiautomatica dell’indicizzazione semantica e i meccanismi di ricerca documentaria; ma anche la selezione, lo sviluppo e la gestione delle collezioni; oppure l’elaborazione di algoritmi e sistemi di profilazione e raccomandazione che sulla base di dati bibliografici e dati generati dagli utenti possano dar vita a nuove modalità di promozione della lettura in biblioteca. E altro ancora, di cui si parla negli articoli ospitati in questo numero della rivista.
Non potevamo non collegare ciò che accade nel nostro mondo a questioni più generali e in particolare al vivace dibattito sui sistemi di intelligenza artificiale generativa, in grado di apprendere e di replicare le attività umane. Si teme che ChatGPT e programmi simili possano essere utilizzati dagli studenti per fare i compiti di scuola o le tesi di laurea, o che qualche giornalista senza scrupoli possa simulare interviste a persone mai incontrate, o che si possano pubblicare immagini di eventi mai accaduti, o realizzare videoclip a partire da pochi input testuali. Per evitare la diffusione di informazioni scorrette, a un certo punto è perfino intervenuto il Garante della privacy, decidendo di oscurare il servizio. Anche nelle aziende di settore affiorano alcuni "pentiti", preoccupati che questa tecnologia vada oltre le possibilità dell’intelligenza umana.
Arriveremo ai libri che si scrivono da soli, senza bisogno di un autore umano? Queste e altre prospettive non meno inquietanti sono già tecnicamente verosimili. Quando uno strumento arriva nelle mani di tutti, e a maggior ragione se ciò accade all’improvviso, ci si rende conto degli usi distorti che ne può fare l’utente inesperto o malintenzionato. Non c’è bisogno di fare un parallelo, forse inappropriato, con l’energia atomica o richiamare la metafora dell’apprendista stregone.
La questione da porsi, come spesso accade, è molto semplice: dobbiamo chiederci quale sia il punto di equilibrio verso il quale tendere, alla ricerca di soluzioni che possano migliorare sempre più il rapporto tra gli esseri umani e la conoscenza e non costituire invece un ostacolo o un’interferenza su questa strada.
Giovanni Solimine