N.1 2020 - La produzione di contenuti in biblioteca

Navigazione dei contenuti del fascicolo

Wikipediani, utenti remoti e “operosi” di servizi bibliotecari

Silvia Bruni

Biblioteca di scienze sociali, Università degli studi di Firenze; silvia.bruni@unifi.it

Letizia Materassi

Dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università degli studi di Firenze; letizia.materassi@unifi.it

Cinzia Martone

Biblioteca di Area architettura, Università degli studi di Napoli Federico II; cmartone@unina.it

Emanuela Secinaro

Biblioteca dell’Istituto nazionale, di ricerca metrologica, Torino; e.secinaro@inrim.it

Per tutti i siti web l’ultima consultazione è stata effettuata il 26 marzo 2020.

Abstract

Le esperienze di collaborazione tra biblioteche e progetti Wikimedia sono ormai diffuse e documentate. Anche gli scienziati sociali hanno iniziato a occuparsi delle motivazioni e delle modalità organizzative dei volontari wikipediani, dal punto di vista della co-produzione dei contenuti. È in gran parte da esplorare il tema dei bisogni informativi di chi opera nei progetti Wikimedia ed è potenziale utente delle biblioteche. Nella percezione della comunità wikipediana questo tema è, invece, particolarmente sentito. Il valore di una voce enciclopedica, infatti, si basa fondamentalmente sulla qualità delle fonti bibliografiche utilizzate per la sua stesura. Per fornire ai redattori di voci risorse migliori è nata The Wikipedia library (TWL). La Biblioteca di Wikipedia è la sua versione in italiano. Il partenariato con Nilde, circuito bibliotecario di scambio di documenti, oltre a offrire ai redattori di voci il servizio di document delivery, consentirà di sviluppare un network bibliotecario internazionale a supporto della comunità wikipediana. Per le biblioteche aderenti a Nilde il progetto rende possibile sperimentare servizi rivolti alle comunità attive in rete solitamente difficili da intercettare. Si tratta, inoltre, di un’occasione per riflettere sul rapporto tra beni comuni digitali e cultura condivisa nella società dell’informazione e della comunicazione. Il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli studi di Firenze, in collaborazione con la Biblioteca di Scienze sociali, ha avviato, parallelamente, un progetto di ricerca qualitativo per fornire alle biblioteche chiavi di lettura dei comportamenti degli utenti wikipediani per facilitare una maggiore personalizzazione dei servizi offerti.

English abstract

The collaboration between libraries and Wikimedia projects are now widespread and documented. Social scientists have also started to deal with the motivations and organizational methods of Wikipedian volunteers, from the point of view of content co-production. The information needs of those who work in wiki projects as potential user of libraries is not yet fully investigated. In the perception of the Wikipedian community this theme is, however, particularly felt. The value of an encyclopedic entry, in fact, is fundamentally based on the quality of the bibliographic sources used for its drafting. The Wikipedia library (TWL) was born to provide better sources to the editors. The Italian branch made a deal with Nilde, the document exchange library network. The partnership is developing an international network of libraries to support the Wikipedian community. For Nilde member libraries, the project makes it possible to experiment with services aimed at active communities on the web, usually difficult to intercept. It is also an opportunity to reflect on the relationship between digital common goods and shared culture in the information and communication society. The Department of Social sciences of the University of Florence, in collaboration with the Library of Social sciences has launched, in parallel, a qualitative research project to provide libraries with interpretations of the behavior of Wikipedian users, thus identifying the information needs felt such as priorities and facilitating greater customization of the services offered.

Un alveare trasparente

La nascita del progetto Galeries, libraries, archives, museums (GLAM), nel 2008, ha sancito il rapporto tra Wikimedia e archivi, biblioteche, musei. In realtà, le comunità che popolano i progetti della galassia Wikimedia erano già approdate alle collezioni conservate da queste istituzioni e avevano iniziato a usarle. La possibilità di avere a disposizione fonti documentali è la base, infatti, della loro stessa esistenza.

Prendiamo Wikipedia: definendosi fin dal suo nucleo fondamentale di regole, come «strumento di divulgazione secondaria e terziaria», pone nella verificabilità delle citazioni il criterio principale di qualità delle sue voci enciclopediche.

La biblioteca digitale libera Wikisource riusa i testi digitalizzati, fuori dal diritto d’autore, trascrivendoli, rendendoli disponibili in più formati, arricchendoli con collegamenti ad altri progetti. Wikimedia Commons ospita, tra le altre, moltissime immagini provenienti da campagne di digitalizzazione di archivi, biblioteche, musei. La base di conoscenza libera Wikidata si è arricchita grazie anche ai dati strutturati di istituzioni culturali.

Non si tratta solo di collaborazione, ma di una sinergia, ben rappresentata dalla metafora dell’alveare, che ospita il brulicare incessante di attività di trasformazione e produzione di informazioni e documenti; i wikimediani, al pari di api, percorrono la strada che porta alle raccolte e alle fonti informative per riusarle e incrementarle. Un vero e proprio processo di “impollinazione di fonti”.

Potenzialmente una relazione simile potrebbe essere instaurata dalle biblioteche con tutta l’utenza. Molte delle persone che le frequentano, infatti, rielaborano le fonti informative per poi diffonderle attraverso pubblicazioni o “conversazioni” di vario genere, per dirla con David Lankes (gruppi di lettura, di studio, di lavoro, lezioni, attività di ricerca, convegni ecc.). Tuttavia, a oggi, solo Wikimedia, grazie alla sua infrastruttura, consente di accedere e tracciare, con grande facilità, non solo il complesso dei suoi prodotti, ma anche dei processi necessari al loro farsi. Come un alveare trasparente.

I progetti Wikimedia, buone prassi per biblioteche innovative

La riflessione proposta si colloca nel più ampio scenario dei cambiamenti delle relazioni tra istituzioni e cittadini; queste si stanno rafforzando e ridefinendo alla luce dei processi di digitalizzazione.

A un cittadino-utente di servizi pubblici creati in un altrove a lui sconosciuto, fruitore passivo di beni erogati indipendentemente dalle sue richieste, si sostituisce progressivamente un cittadino-interlocutore, portatore di bisogni, interessi, ma anche di risorse specifiche. Un cittadino prosumer, capace di vestire contemporaneamente i panni del “consumatore” e del “produttore” di informazioni, che agisce nel più vasto ecosistema digitale, appropriandosi di contenuti e reintroducendoli nel flusso informativo, arricchiti – elaborati, interpretati, ridefiniti – del suo apporto personale e del suo lavoro autoriale.

Un interlocutore che, dunque, porta le istituzioni, anche quelle culturali, a ripensare il proprio ruolo e i propri modelli organizzativi, abbandonando gradualmente un atteggiamento elitario e autoreferenziale.

In tali scenari di cambiamento, anche per le biblioteche diviene importante costruire un rapporto con i propri pubblici, investigando, con crescente impegno e continuità, il sistema dei bisogni che caratterizza gli interlocutori e investendo sul miglioramento delle dimensioni dell’accesso, dell’accoglienza, dell’ascolto.

In quest’ottica ci si può interrogare su quanto le pratiche professionali di bibliotecarie e bibliotecari attivi nei progetti Wikimedia si siano modificate. Trovarsi in un contesto in cui la funzione bibliotecaria può esprimere il suo potenziale di competenze, sperimentandole su ampia scala e avventurandosi in territori innovativi è sicuramente fonte di gratificazione e di crescita di competenze, che contrasta la progressiva perdita di ruolo e considerazione che biblioteche e bibliotecari hanno subito nel corso degli anni. Queste acquisizioni sono trasferibili nelle istituzioni in cui i “wiki bibliotecari” lavorano? I wikipediani hanno potuto ritagliarsi il ruolo di volontari digitali di archivi, biblioteche e musei, raccolti in una comunità orientata al processo creativo “in uscita”, messo in moto dall’uso delle fonti. Lo stesso credito è concesso agli “utenti” delle biblioteche (le virgolette a questo punto sono d’obbligo)?

La produzione di conoscenza che matura nelle biblioteche si disperde in molti rivoli che potrebbero incontrarsi e interconnettersi nuovamente, un po’ come accade nei siti Wikimedia in cui tutti i progetti sono interoperabili. Alcuni strumenti di tracciatura già esistono e rappresentano un punto di partenza: nelle biblioteche accademiche i repository istituzionali della ricerca e le pubblicazioni delle case editrici universitarie, per esempio, possono essere ripensati anche in funzione delle attività di disseminazione e di inclusione previste nella cosiddetta terza missione universitaria, oppure la multiforme documentazione delle attività svolte nelle biblioteche territoriali. In generale i sistemi bibliotecari hanno l’opportunità, che a pochi altri servizi è data in questi termini, di interagire, con la cittadinanza attraverso un’offerta diversificata: la “semplice” frequentazione dello spazio, i servizi individuali in presenza o a distanza, le attività di gruppo ecc. Si tratta di affinare le capacità di osservazione e progettazione a partire dal contesto. Wikipedia, in questo senso, si pone come una buona prassi di comunità, la cui organizzazione è flessibile e orientata pragmaticamente alla cooperazione, i bibliotecari wikipediani sono i mediatori ideali del suo trasferimento in altri ambiti operativi delle loro istituzioni di appartenenza.

The Wikipedia Library e i suoi servizi

Più che su questi aspetti, negli ultimi anni, molta attenzione è stata prestata alle ricadute dei progetti Wikimedia nel migliorare la visibilità e l’accessibilità digitale di archivi, biblioteche e musei, molto meno ci si è focalizzati su coloro che questi stessi progetti li animano. Poco si sa, tra le altre cose, delle strategie che essi mettono in atto per la ricerca bibliografica e documentale.

Un metodo di ricerca interdisciplinare, che utilizzi strumenti di osservazione mutuati da ambiti della conoscenza diversi, è probabilmente il più fertile. Questo stesso articolo si propone come un testo-laboratorio, perché riporta i primi risultati di una sperimentazione che tenta di coniugare l’approccio biblioteconomico e quello delle scienze sociali, nella consapevolezza della distanza ancora da colmare per giungere a un’armonizzazione e a una reale complementarietà.

Tra gli strumenti per raggiungere le risorse indispensabili alla sua sopravvivenza, Wikipedia ha creato una biblioteca: The Wikipedia Library (TWL), nata nel 2010 per iniziativa della versione in inglese di Wikipedia. Solitamente un’organizzazione complessa crea una propria biblioteca per costruire una memoria organizzata di sé, ordinando i documenti che produce e acquisisce e dotandosi di servizi che ne consentano la migliore fruizione. L’azione di TWL si basa, invece, sul presupposto che i documenti siano già presenti in altri luoghi; di conseguenza, la sua funzione principale è orientare la propria utenza e garantirle l’accesso alle informazioni, grazie a reti e partenariati.

Un ruolo centrale è attribuito agli accordi stipulati con i grandi gruppi editoriali (tanti da competere con i sistemi bibliotecari accademici): sessanta partner, che mettono sul piatto 80.000 periodici. Per gli editori si tratta di una forma di beneficienza, che presenta non poche ambiguità: stringono un patto con la comunità per la promozione dell’accesso aperto più nota al mondo senza, allo stesso tempo, mettere in discussione le politiche restrittive sul diritto d’autore.

Nella comunità wikipediana questa scelta è stata dibattuta, tanto che il coordinamento di TWL ha creato una pagina per condividere la ratio dell’iniziativa. In sintesi si spiega che la necessità principale è quella di dare ai redattori di voci in Wikipedia l’accesso alle migliori fonti disponibili, vista l’importanza che l’enciclopedia libera riveste nell’universo informativo digitale. D’altra parte, è un dato di fatto che molte conoscenze siano chiuse da forme di copyright. La comunità non rinuncia, tuttavia, a svolgere un ruolo di sensibilizzazione degli editori stessi, in merito alla necessità di pubblicare secondo logiche diverse dal tradizionale diritto d’autore.

Sono 3.000 gli accessi alle banche dati assegnabili. In prospettiva questa possibilità sarà estesa a 25.000 persone. Dalla nascita di TWL sono stati distribuiti 9.000 accessi, per un numero che varia dalle 1.000 alle 2.000 richieste per anno.

Le statistiche della Wikimedia Foundation segnalano 200.000 volontari attivi ogni mese in Wikipedia in tutte le 250 versioni linguistiche. A febbraio 2020 i redattori attivi (che hanno fatto, cioè, almeno una modifica) sono 66.437 nella versione in inglese, 6.223 in quella italiana, solo per fare due esempi.

Nonostante, quindi, gli sforzi messi in campo, i servizi di TWL raggiungono una minoranza. È la difficoltà di contattare gli utenti digitali, comune a tutte le biblioteche, con la differenza che i comportamenti di chi popola Wikipedia sono, come si è già sottolineato, trasparenti e facilmente osservabili.

Al momento il rapporto di TWL con le altre biblioteche ricopre una funzione residuale. Il valore aggiunto derivante dal rafforzamento di questa relazione potrebbe far nascere una rete di servizi bibliotecari digitali, rivolti a wikipediani (e ai wikimediani tutti). È intorno a questa idea che è nata l’esperienza italiana della Biblioteca di Wikipedia.

La Biblioteca di Wikipedia

La Biblioteca di Wikipedia, ramo italiano di The Wikipedia Library, è stata attivata nel 2018 da un gruppo di bibliotecarie e bibliotecari (oggi 25). È una peculiarità che la differenzia da altre sezioni del progetto, in cui i partecipanti hanno provenienze lavorative disomogenee. L’uniformità professionale ha rappresentato una forte spinta alla caratterizzazione delle attività nel senso che si illustrerà di seguito.

Similmente alla versione in inglese, sul web si trovano un repertorio di fonti in accesso aperto, un servizio di reference online, una casella di posta per i contatti. Le richieste di accesso alle banche dati sono gestite centralmente da TWL.

La promozione della biblioteca è avvenuta attraverso il blog di Wikimedia Italia e l’inserimento di messaggi nelle pagine di discussione dei progetti tematici (i gruppi di lavoro virtuali nati per manutenere le voci di specifiche aree disciplinari e monitorarne la qualità).

Il riscontro è stato scarso. Qualche risposta di circostanza (“Bella idea, buon lavoro!”), ma, a sei mesi dal lancio dell’iniziativa, solo quattro richieste, tutte legate alla necessità di recuperare documenti per la scrittura di voci. Una strategia più fruttuosa si è dimostrata la collaborazione, per la ricerca bibliografica, a progetti in corso, come il Repertorio delle tipografe italiane dal Cinquecento al Settecento o la scuola estiva organizzata da Wikimedia Italia per insegnanti, studenti e operatori culturali.

Parallelamente è iniziata una riflessione più mirata. La Biblioteca di scienze sociali dell’Università degli studi di Firenze, che partecipa alla Biblioteca di Wikipedia ha avviato un percorso di ricerca con il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’ateneo fiorentino. L’indagine si pone a supporto dei processi di innovazione dei servizi bibliotecari. Una collaborazione che, in un quadro di public engagement, vuole trovare un reciproco vantaggio nello studio di un fenomeno sociale che, nel contesto scientifico italiano, non gode di particolare trattazione. Per i sistemi bibliotecari, oltre che per la Biblioteca di Wikipedia, questo schiude interessanti opportunità di sviluppo.

Wikipediani, questi sconosciuti?

Le iniziative volontarie della comunità dei redattori Wikipedia sono da qualche tempo oggetto di attenzione anche degli scienziati sociali, sebbene non si possa parlare di uno studio empirico sufficientemente approfondito, né costantemente trattato. In particolare, in letteratura, si rintracciano alcuni contributi già dai primi anni Duemila, volti a sottolineare le motivazioni da cui scaturisce l’impegno dei redattori, le modalità operative e il loro significato dal punto di vista della co-produzione dei contenuti, l’attendibilità delle voci enciclopediche redatte, le specificità della comunità Wikipedia e dei ruoli sociali in essa agiti.

In Italia, alla proliferazione di iniziative portate avanti direttamente da Wikimedia Italia e dai suoi più attivi collaboratori non ha fatto seguito un’articolata riflessione scientifica. Fanno eccezione alcuni contributi di sociologi della conoscenza che hanno trattato il “fenomeno Wikipedia”, mettendo, tuttavia, in evidenza la natura propedeutica delle ricerche realizzate che avrebbero il compito di aprire a studi più approfonditi e ad esplorazioni più mirate di questo “miracolo” della co-produzione. In quanto strumento ed esempio emblematico, Wikipedia consente, difatti, sia la costruzione collaborativa dei contenuti, sia lo sviluppo e la conservazione di relazioni reciproche di aiuto fra tutti i membri, alimentando dunque le cerchie relazionali e il capitale sociale dei suoi più attivi frequentatori.

All’interno di un percorso che oggi sta vivendo una prima fase esplorativa e sperimentale, si può focalizzare l’attenzione su due principali dimensioni di indagine, collegate rispettivamente a più domande di ricerca:

  1. rilevare i comportamenti operativi dei redattori di voci in Wikipedia: quando e come scelgono di contribuire? Quali le motivazioni che soggiacciono a questa forma di “volontariato”? Qual è il rapporto – attinenze e discrepanze – tra le proprie competenze professionali e i temi di interesse dell’attività svolta in Wikipedia?
  2. individuare le modalità relazionali che i wikipediani instaurano con il resto della comunità: quali sono le leve della loro autorevolezza e quali le logiche comunitarie che tendono a preferire nella loro esperienza wikipediana? Quali le relazioni – tra online e offline – che si instaurano nella comunità?

Il percorso prende dunque le mosse dall’esigenza di profilare il lavoro del redattore di voci in Wikipedia, in modo da fornire al sistema bibliotecario alcune chiavi di lettura dei comportamenti adottati e rispondere, così, ai bisogni avvertiti come prioritari per una personalizzazione dei servizi offerti dalla Biblioteca di Wikipedia.

La ricerca ha stabilito un primo contatto con wikipediani e wikimediani tutti, riuniti in occasione del raduno nazionale di Wikimedia Italia a Como (“ItWikiCon”, 2018). Un gruppo di partecipanti è stato coinvolto in un focus group, un metodo di ricerca qualitativa che consente di avviare un confronto con interlocutori-chiave, al fine di mettere in agenda del ricercatore i temi e le questioni che non si possono ignorare nell’affrontare un nuovo oggetto di studio. Si sono indagate le dimensioni di ricerca preventivate, ma nello stesso tempo se ne sono inserite altre, avvertite come rilevanti tra i partecipanti.

I risultati di questa prima azione, che ha un carattere esclusivamente suggestivo, sono qui di seguito sintetizzati.

Wikipediani, quando, come e perché?

La partecipazione e la contribuzione sono interpretate dagli intervistati come attività di volontariato: non si ricevono compensi e sono ugualmente gratificanti. Anche la motivazione, da cui scaturisce l’impegno iniziale che si alimenta nel tempo, è simile al motore di molti volontari in altri ambiti: la passione, la piacevolezza e la gratificazione del sentirsi utili per la collettività, mediante un’attività che la persona sente “nelle sue corde”, vicina alle proprie inclinazioni e sensibilità. «È un impegno del tempo libero», hanno specificato, che si sceglie di intraprendere per rilassarsi la sera o nel fine settimana, al pari di altre attività ludiche e di svago. Questo aspetto maggiormente emozionale è considerato dagli intervistati una leva più importante della stessa competenza: «deve piacermi ciò di cui scrivo», «mi devo appassionare», hanno detto a più voci.

Tale premessa ha portato ad affrontare il tema della maggiore o minore vicinanza degli argomenti di cui si scrive rispetto alla propria competenza in campo lavorativo. È emerso un rapporto dialettico e controverso tra passioni e sapere professionale, che il redattore vive dentro di sé. Egli è in equilibrio tra un «non posso tacere» che chiama in causa e ne sollecita l’intervento – se soprattutto nota errori o inesattezze in voci scritte da altri – e un «non voglio occuparmene» perché è una questione o una materia che non lo appassiona più di tanto, confinata nel suo tempo di lavoro. Questo sentimento dibattuto è sembrato abbastanza diffuso tra i partecipanti, anche se poi ciascuno decide di volta in volta la condotta da tenere e solo alcuni avvertono un certo senso di colpa: «mi sento in colpa per non dare il mio contributo sulle materie vicine al mio lavoro», ha detto un’intervistata.

Se fin qui abbiamo evidenziato i punti di contatto dell’attività wikipediane con le altre forme di volontariato tradizionale, molti altri sono i fattori di differenza e le specificità di questo particolare ambito: «è un’attività non gerarchica», per cui ciascun redattore non deve rispondere a una qualche autorità dentro la comunità; «è fatta per gli altri, ma non con gli altri», perché è prevalentemente un volontariato “solitario” che si svolge nei propri spazi di vita privata, spesso entro le mura domestiche; «non è un’azione “caritatevole”, ma opera in un’ottica di servizio per la collettività»; «il redattore-volontario non spartisce le responsabilità con l’organizzazione, ma se le assume in prima persona»; «è un’attività funzionale», basata su un certo grado di reciprocità tra membri, anche se in modo parziale e senza garanzie: infatti, chi scrive dando il proprio contributo, non può essere sicuro che, nel momento in cui cercherà a sua volta informazioni su altri temi, le troverà. Inoltre, le scelte di far parte e prendere parte alla comunità non sono finalizzate al raggiungimento di un obiettivo, dal quale trae motivazione il singolo attore: il wikipediano è animato da un incedere costante, un dinamismo che si rinnova all’infinito, insieme alla società e alla conoscenza. Da taluni intervistati è stata utilizzata enfaticamente la metafora del “camminatore”, che non raggiunge una meta, ma che trae gratificazione dal movimento, dal procedere.

Per quanto attiene le forme della partecipazione, si è notata una certa progressione e gradualità nell’impegno dei wikipediani: si inizia intervenendo soprattutto sulle voci altrui, correggendo, togliendo refusi, migliorando la forma, ampliando le fonti o specificando meglio quanto già scritto da altri, oppure traducendo voci redatte in altre lingue e solo in seconda battuta – ma non sempre – introducendo voci enciclopediche nuove. Rispetto ad altre piattaforme collaborative e altri social media, Wikipedia comporta una socievolezza finalizzata a una produzione/contribuzione migliore e dunque funzionale alla qualificazione del contenuto prodotto: i dibattiti e i confronti, gli scambi conversazionali, sono mossi per lo più dal bisogno di mettere a fuoco, chiarire, anche scherzare intorno a un aspetto problematico di una voce, ma senza quel coinvolgimento intimo e quel forte senso di appartenenza alla comunità. Anche durante altri momenti conviviali vissuti durante il raduno comasco, i partecipanti si sono confrontati su aspetti tecnici, su questioni che li avevano visti discutere in passato, anche se in modo tutto sommato affettuoso e amichevole nel riconoscersi e chiamarsi mediante il “nickname” e con uno stile informale.

Wikipediani e biblioteche

Il cuore sia del focus che del dibattito ha riguardato la pratica di redazione delle voci e il rapporto dei wikipediani con le biblioteche come istituzioni e con i bibliotecari, come saperi esperti. Se tutti hanno sottolineato l’importanza di questo binomio stretto, in pochi lo hanno in realtà praticato o lo vivono costantemente; da molti l’uso dei servizi bibliotecari è percepito come una possibilità per coloro che hanno davvero tanto tempo libero a disposizione. Eppure, tutti hanno evidenziato come un rapporto più stringente si tradurrebbe in un vantaggio, sia individuale che collettivo, su più fronti:

  1. qualificazione di un “ecosistema informativo”, basato su una migliore organizzazione dei dati, senza una cesura netta tra ambiti informativi online/offline;
  2. miglioramento delle proprie modalità di ricerca delle fonti e delle informazioni, grazie alla condivisione dell’expertise del personale bibliotecario;
  3. definizione congiunta di servizi ad hoc per gli utenti wikipediani e maggiore accessibilità/visibilità della comunità per gli utenti generici delle biblioteche.

 

Su quest’ultimo punto, in virtù degli obiettivi conoscitivi premessi, si è particolarmente insistito e ne sono emerse alcune indicazioni interessanti. Gli intervistati ritengono che per migliorare questo rapporto si potrebbe intervenire su alcuni aspetti, avvertiti oggi come ostacoli, tra cui:

  • armonizzazione dei tempi di lavoro dei wikipediani con gli orari di apertura delle biblioteche, sia per potersi recare fisicamente in questo prezioso spazio di lavoro, sia per poter chiedere il supporto del personale;
  • percezione della scarsità di fonti elettroniche specialistiche e di testi in formato digitale, soprattutto se si è abituati a frequentare piccole biblioteche di quartiere o di paesi periferici rispetto ai centri cittadini;
  • difficoltà per il redattore di muoversi all’interno dei cataloghi delle biblioteche e di orientarsi all’interno di una ridondanza informativa che talvolta impedisce di rintracciare le fonti realmente utili.

Queste suggestioni sembrano, dunque, confermare l’esigenza di una maggiore conoscenza tra i due mondi, ma anche di un maggior empowerment del redattore di voci in Wikipedia, per facilitarlo nei suoi percorsi di ricerca e qualificare il suo apporto, grazie a una più agile e consapevole fruizione dei servizi bibliotecari.

L’accessibilità delle biblioteche e delle loro collezioni per i wikipediani

La difficoltà di accesso alle biblioteche e la sottovalutazione del supporto ricevibile in termini di servizi fa emergere l’analogia con l’utenza più generale delle biblioteche. Se, infatti, TWL offre la grande opportunità di ottenere molta letteratura scientifica e se, fortunatamente, le fonti ad accesso aperto continuano a crescere, è ancora moltissimo il patrimonio bibliotecario che chi naviga raggiunge faticosamente o che non riesce a consultare. Si pensi ad esempio a:

  • le collezioni solo cartacee, la cui digitalizzazione on demand è solitamente riservata agli utenti della biblioteca;
  • gli articoli non compresi nelle banche dati dei grandi gruppi editoriali, soprattutto in certe aree linguistiche o disciplinari (come quelle definite non bibliometriche, dove le tipologie di pubblicazione sono eterogenee e il formato cartaceo svolge ancora una funzione importante);
  • le pubblicazioni nei depositi istituzionali della ricerca non sempre facilmente accessibili;
  • gli archivi a pagamento dei quotidiani o quelli solo su microfilm.

 Su questo aspetto la riflessione deve essere estesa anche ad archivi e musei. Queste istituzioni, più delle biblioteche sono rimaste ancorate alle visite in presenza.

Solo una lettura GLAM o MAB (un’altra forma dell’acronimo per musei, archivi e biblioteche, oltre al nome del coordinamento italiano promosso dalle tre associazioni professionali di settore: Associazione italiana biblioteche, Associazione nazionale archivistica italiana e International Council of Museums italiano) consente di approcciare in modo sistematico il tema delle collezioni digitali. Riprodurre in ambiente virtuale le divisioni istituzionali, storicamente determinatesi, ma che niente hanno a che vedere con la natura dei documenti conservati, fratelli separati in culla, non serve e non ha alcun senso. La strada del web semantico ci indica un’altra direzione che mette al centro l’interconnessione.

Il termine “biblioteca digitale” può trarre in inganno. Si dovrebbe, infatti, in senso più ampio, parlare di spazi virtuali per i beni cultuali. Alcuni esempi interessanti si sono diffusi a livello internazionale, le tecnologie sono ormai disponibili. Nella realtà italiana, ma non solo, le rigidità derivano, soprattutto, da tradizioni professionali che faticano a comunicare e da una cultura organizzativa spesso votata all’immobilismo.

In un contesto digitale più evoluto è possibile pensare a spazi collaborativi, nei quali i servizi siano profilati sui bisogni delle comunità a cui si rivolgono, valorizzandone la dimensione sociale e le potenzialità che ne derivano. La riflessione in questo ambito sta sviluppando l’idea di crowdsourcing, l’aggregazione collettiva e delocalizzata nel web per la creazione condivisa. Migliorare l’esperienza di ricerca in una collezione online, rendendola più semplice e intuitiva, favorire gli scambi e l’ampliamento della rete tra gli utilizzatori, sfruttare le loro interazioni per migliorare la descrizione delle risorse stesse, grazie a sistemi automatizzati basati su classificazioni, ontologie o tesauri, sono alcune delle strade perseguibili per rappresentare ambiente digitali in continua e inarrestabile espansione. Di nuovo i progetti Wikimedia si differenziano, oltre che per l’efficienza infrastrutturale, per la funzione di servizio e di primo accesso che ormai ricoprono e per l’inclusività che li contraddistingue. L’attuale pandemia da Covid-19, che ha comportato l’improvviso, e frettoloso, trasferimento di molti servizi MAB sul web, rappresenta l’opportunità per adottare un’ottica di progettazione di più ampio respiro.

Rimane, tuttavia, da affrontare, al momento e probabilmente per un lungo tempo, l’indisponibilità di moltissima parte delle collezioni documentali per gli operosi “impollinatori di fonti” (potenzialmente non solo wikipediani). 

Il partenariato tra Biblioteca di Wikipedia e Nilde

Queste considerazioni, oltre che i risultati del focus group, sono state la base di avvio della cooperazione con Nilde.

Nilde (Network inter-library document exchange) è nata nel 2001 a Bologna nella Biblioteca d’Area del CNR, sviluppando un progetto precedente della fine anni Novanta volto a creare servizi evoluti di document delivery (DD). La rapida crescita del network e lo sviluppo del software ha creato uno strumento che attualmente è tra i più utilizzati in Italia per il DD. Oltre a essere un software web che consente lo scambio sicuro di articoli scientifici tra biblioteche, Nilde è anche una rete di biblioteche e bibliotecari. Oggi la comunità Nilde è costituita da circa 900 biblioteche (italiane ed estere) di varia tipologia: universitarie e di ricerca, biomediche, pubbliche e private.

Gli utenti del servizio Nilde sono studiosi e cittadini che devono reperire documenti per una ricerca. Attualmente gli iscritti al servizio sono quasi 74.000. Nel corso degli anni, le attività di Nilde hanno anche tentato di rispondere ad alcune domande sulle abitudini degli utenti nello scambio di articoli scientifici e sul trend dell’attività di document delivery in ambito internazionale, oltre ad approfondire le tematiche del copyright.

Anche il panorama delle biblioteche aderenti al servizio Nilde è mutato con il tempo, coinvolgendo tipologie di biblioteche in prima battuta assenti nel circuito.

Utilizzato in prevalenza da biblioteche tecnico-scientifiche universitarie, nel corso degli anni, Nilde ha accolto biblioteche umanistiche e di enti di ricerca, oltre a biblioteche di pubblica lettura. Nel 2017 si è svolto il convegno Nilde per la scuola e le biblioteche pubbliche. Il network si è aperto con gli anni a biblioteche di Spagna, Grecia, Svizzera, Repubblica ceca e Argentina. Questo atteggiamento, aperto e sperimentale, ha sempre giocato un ruolo fondamentale nelle attività di Nilde, che rappresentava, dunque, il partner più interessante per incrementare i servizi bibliotecari rivolti ai wikipediani. Tuttavia, la Biblioteca di Wikipedia presentava un’anomalia, non potendo infatti assolvere al primo requisito di adesione al circuito, quello della disponibilità al reciproco scambio.

L’inclusione è stata possibile in virtù della condivisione di una lettura più profonda del patto tra biblioteche della rete: se, infatti, l’interesse è far circolare e rendere maggiormente fruibili i prodotti della ricerca, il fuoco della sperimentazione avviata sta nell’attitudine dei wikipediani a valorizzare massimamente i dati bibliografici.

Su questa base vengono forniti, tramite la Biblioteca di Wikipedia, documenti utili per la redazione delle voci enciclopediche e per altri progetti di Wikimedia. La Biblioteca di Wikipedia fornisce il document delivery anche a chi voglia controllare un documento citato da una voce, ma non ad accesso aperto, ampliando ulteriormente la platea di questo tipo di servizio.

Si sta delineando, inoltre, uno studio specifico sui documenti che non sono (o non sono più) soggetti alla normativa del copyright che potranno essere archiviati dalla Biblioteca di Wikipedia in modalità collaborativa con Nilde. Infine, saranno promosse azioni volte a sensibilizzare a livello nazionale e internazionale esperti e legislatori sulle contraddizioni e difficoltà che l’attuale normativa sul copyright presenta rispetto alle nuove tecnologie e alle nuove frontiere della comunicazione digitale.

In prospettiva si affiancherà al partenariato della “casa madre” TWL con gli editori, quello con una rete di biblioteche, grazie a cui migliorare la conoscenza delle collezioni bibliotecarie e dei loro servizi da parte dei wikimediani.

Prospettive di lavoro della Biblioteca di Wikipedia

L’apertura di una molteplicità di fronti di intervento e ricerca ha ricompattato il gruppo di lavoro della Biblioteca di Wikipedia. Lo scarso successo della proposta e i molti “wiki impegni” dei partecipanti, stavano, infatti, iniziando a incidere sulla vitalità del servizio stesso.

Si sono, quindi, tracciate strategie di breve periodo per migliorare la visibilità dell’iniziativa che coinvolge Nilde, come la creazione di modulo per la richiesta di documenti da inserire nelle pagine dei “wiki-progetti”. Il modulo è in progettazione, grazie anche al contributo dell’Officina di Wikipedia, gruppo di lavoro a cui è possibile chiedere la realizzazione pratica di strumenti o la risoluzione di malfunzionamenti.

Il rilancio a livello italiano della campagna “#1Lib1Ref” è un altro tassello rilevante. Due volte all’anno, a gennaio e a maggio, ai bibliotecari di tutto il mondo viene chiesto di migliorare le voci in Wikipedia aggiungendo fonti mancanti. A maggio 2020, per la prima volta dalla sua nascita, la Biblioteca di Wikipedia collaborerà con Wikimedia Italia per promuovere l’evento, coinvolgendo reti come Nilde e altri soggetti come il MAB Toscana.

La Biblioteca di Wikipedia si sta caratterizzando non solo come un “hub informativo”, ma come un servizio reticolare in grado di connettere più soggetti.

L’approfondimento di ricerche sulla comunità wikimediana sarà un indispensabile punto di riferimento per orientare lo sviluppo delle attività.

Biblioteche (archivi, musei), Wikimedia e beni comuni della conoscenza

Quando due culture per quanto simili si incontrano, ciascuna con la sua lingua e il suo stile comunicativo, è molto probabile che si possano produrre divergenze. Fondamentale, dunque, è analizzarle e impegnarsi a elaborare strategie per superarle, individuando obiettivi comuni e gettando i presupposti per comprendere le grandi potenzialità di un’alleanza a lungo termine.

La comprensione reciproca dei flussi di lavoro non è scontata; per i bibliotecari i sistemi devono essere costruiti in modo che siano stabili per l’utenza e per la missione della biblioteca. I wikipediani che vogliono collaborare con le biblioteche possono non avere una comprensione completa del tipo di “costruzione incrementale” a cui i bibliotecari tendono nei loro progetti e non percepire l’orientamento verso il servizio pubblico.

Per i bibliotecari, d’altra parte, lavorare in un progetto aperto e online, con molte persone provenienti da tutto il mondo di Internet, senza distinzione di luogo, lingua, cultura, formazione non è lo stesso che lavorare per una singola organizzazione.

Di contro, cosa unisce Wikipedia e biblioteche? Entrambe sono comunità partecipative; esse si reggono su due pilastri o centri di aggregazione concettuale: conoscenza e inclusione sociale. Entrambe sono organizzazioni sociali e contesti favorevoli all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

La Biblioteca di Wikipedia può rappresentare, da questo punto di vista, un soggetto di mediazione in grado di muoversi in più direzioni:

  • intercettare i bisogni informativi della comunità “wiki”, riorientandoli nella filiera diffusa dei servizi bibliotecari, ma anche di archivi e musei;
  • coinvolgere maggiormente le biblioteche e il contesto MAB in genere in progetti che arricchiscano l’universo wikimediano;
  • condividere l’esperienza acquisita in una comunità di pratica già consolidata quale Wikipedia (e gli altri progetti affini) in iniziative finalizzate al coinvolgimento attivo dei cittadini nella coproduzione di beni comuni della conoscenza.